Intolleranze alimentari: cosa sono e quali sono le più comuni

I disturbi legati al consumo di alimenti sono sempre più frequenti e diffusi, colpendo ogni anno migliaia di persone soltanto nel nostro Paese. Le intolleranze alimentari possono causare sintomi più o meno gravi, come mal di stomaco, gonfiori e dolori addominali, per questo motivo è importante capirne le cause e intervenire nel modo giusto, specialmente quando si tratta di bambini. Vediamo quali sono i sintomi e le intolleranze alimentari più comuni.

Cosa sono le  intolleranze alimentari

Le intolleranze alimentari sono un disturbo che coinvolge l’apparato digerente, un fenomeno che si manifesta quando il nostro organismo non è in grado di metabolizzare alcune sostanze contenute negli alimenti. A differenza delle allergie, che rappresentano una patologia più grave, le intolleranze sono strettamente collegate alle quantità, perciò la reazione può essere più o meno accentuata a seconda delle situazioni.

In particolare le persone soggette a intolleranze alimentare non riescono a digerire correttamente delle sostanze, come ad esempio il lattosio o il glutine. A volte il disturbo può essere collegato a un processo secondario, ovvero la produzione del nostro organismo di sostanze in seguito all’ingerimento di alcuni cibi, come le amine vasoattive. In entrambi i casi è importante rivolgersi a un medico specializzato, per effettuare tutte le analisi necessarie e adottare i dovuti accorgimenti.

Quali sono le intolleranze alimentari più frequenti

Non tutte le intolleranze alimentari sono ugualmente diffuse, infatti alcune sostanze presenti negli alimenti rappresentano una causa più frequente di disturbi rispetto ad altre. Ad esempio un prodotto piuttosto comune, che provoca alterazioni nei processi di digestivi di migliaia di persone soltanto nel nostro Paese, sono i pomodori. Ciò è dovuto soprattutto a delle sostanze contenuti in questo alimento, denominate alcaloidi, oppure alle istamine prodotte dall’organismo durante le fasi metaboliche.

Di solito l’intolleranza ai pomodori provoca irritazioni dell’apparato intestinale, con sintomi come gonfiore addominale, nausea e diarrea. In questi casi la soluzione richiede la riduzione del consumo di pomodori, oppure la loro eliminazione completa dalla dieta, in base alla gravità della situazione. Per maggiori informazioni consigliamo la consultazione del sito web www.vivoaltop.com, dove trovare approfondimenti utili sulle intolleranze alimentari ai pomodori e consigli su come sostituirli.

Un’intolleranza piuttosto frequente è anche quella al lattosio, un alimento cardine nell’alimentazione moderna degli ultimi anni. Le persone colpite da questo disturbo non riescono a scomporre gli zuccheri contenuti nel latte, poiché presentano una carenza di una sostanza chiamata lattasi. Non essendo trattati, gli zuccheri del lattosio arrivano direttamente nell’intestino, favorendo la proliferazione batterica e provocando dolori più o meno intensi.

L’alimento per eccellenza che colpisce un numero più elevato di persone è invece il glutine, un’intolleranza alimentare sempre più diffusa in Italia e nel resto del mondo. Conosciuta come celiachia, tale patologia è spesso abbastanza grave, causando danni pericolosi all’interno dell’intestino, perciò l‘unica soluzione è l’eliminazione totale dei prodotti a base di grano. Il glutine infatti è una proteina del grano, la quale se non decomposta correttamente dal nostro organismo può provocare una riduzione nelle capacità del corpo di assorbire sostanze nutritive dagli alimenti.

Sintomi delle intolleranze alimentari

In presenza di intolleranze alimentari la risposta dell’organismo può essere leggera, con fenomeni di lieve intensità e una sensazione di generale malessere, oppure nei casi più severi provocare reazioni anche piuttosto gravi. Tra i disturbi più comuni si annoverano un aumento dell’acne, bruciori allo stomaco, crampi addominali, diarrea, riduzioni o aumenti anomali del peso corporeo, flatulenza, gonfiori nella zona dell’addome, nausea e il più classico mal di stomaco.

Come accennato in precedenza l’intensità dei sintomi può essere più o meno elevata, un aspetto tipico delle intolleranze alimentari, le quali a differenza delle allergie dipendono strettamente dalle quantità. Una persona intollerante ai pomodori, ad esempio, sarà in grado di sopportare un determinato consumo di tale alimento, una soglia oltre la quale inizieranno a manifestarsi le reazioni sopraelencate. Per questo motivo molti individui imparano a conoscere e gestire questo disturbo, limitando l’ingestione in base alle quantità sopportate dal proprio corpo.

Naturalmente per una diagnosi precisa è necessario consultare un medico, realizzando tutte le analisi e gli accertamenti indispensabili per capire esattamente come intervenire. Soltanto in questo modo è possibile pianificare una corretta alimentazione, limitando il consumo di prodotti che provocano intolleranze alimentari, oppure rimuovendoli del tutto nei casi più gravi. Fortunatamente oggi è possibile trovare molte soluzioni pratiche ai principali disturbi alimentari, soprattutto quando coinvolgono alimenti importanti come il grano.

Come diagnosticare un’intolleranza alimentare

Purtroppo non tutte le intolleranze possono essere diagnosticate in maniera analitica, utilizzando test come succede invece per le allergie, tuttavia esistono dei procedimenti abbastanza efficaci per l’intolleranza al lattosio, alle fave e al glutine. Altre tipologie, come quella ai pomodori e alle uova sono più difficili da analizzare scientificamente, infatti vengono utilizzati spesso dei metodi meno accurati, seppur piuttosto utili.

Ad esempio è possibile cominciare a monitorare la propria alimentazione, riportando giornalmente gli alimenti consumati, creando un vero e proprio diario alimentare. In questo modo si possono eseguire dei test empirici, eliminando alcuni prodotti dalla dieta e verificando la risposta dell’organismo a tale variazione. Dopodiché bisogna indicare ad ogni prova i sintomi comparsi e la durata dei fenomeni, informazioni estremamente preziose per fornire un supporto adeguato al proprio medico curante.

Di solito, quando si riesce a individuare la causa della propria intolleranza alimentare, viene proposta l’eliminazione temporanea dell’alimento dalla dieta, per un periodo di alcune settimane a seconda della gravità della situazione. In seguito è possibile reintrodurlo nell’alimentazione, effettuando tale operazione in maniera controllata e graduale. In questi casi è fondamentale capire quali sono le soglie limite, per riuscire a stabilire come e se è possibile continuare con il consumo di questi alimenti.

Soprattutto quando le intolleranze alimentari colpiscono i bambini, è di fondamentale importanza rivolgersi al più presto a uno specialista, un professionista in grado di risalire alle cause del disturbo e adottare soluzioni efficaci. Alcuni alimenti sono indispensabili per la salute, perciò è necessario trovare alternative valide in grado di apportare i nutrienti utili al nostro corpo, seguendo una dieta specifica in base alle diagnosi realizzate dal medico curante.